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La Sicilia ci ha colpito: torneremo

8 ottobre 2015

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Questi che vedete nella foto sono Daniel e Marinette. Loro sono partiti in barca da Marsiglia a fine giugno, hanno raggiunto la Sicilia e avevano intenzione di circumnavigarla. Quando sono arrivati a Sciacca, hanno fatto un giretto e si sono ritrovati a Caltabellotta, dove hanno visitato il museo Civico che ospita le sculture di Totò Rizzuti. Si sono entusiasmati, e sono tornati l’indomani, sperando di incontrarlo: in effetti l’hanno incontrato, si sono fatti molta simpatia, e gli hanno promesso che appena sarebbero arrivati a Palermo, sarebbero venuti a trovarci.

E’ passata qualche settimana, e un giorno sono arrivati a Palermo, anzi precisamente a Monreale, dove li ho conosciuti io. Abbiamo chiacchierato, ci siamo in qualche modo riconosciuti, abbiamo anche riso tanto; poi li abbiamo riaccompagnati in città, e li abbiamo lasciati in centro, perché volevano passeggiare un po’. E’ vero che io ho avuto un oscuro presentimento, ma l’ho bollato come “ansia” ingiustificata, e non ho detto niente, anche perché Daniel e Marinette sono molto abituati a viaggiare.

Dopo qualche giorno Marinette ci ha chiamato, dicendo che erano stati seguiti, rapinati, e lui anche colpito alla testa, con una violenza tale da provocargli un’emorragia cerebrale subaracnoidea. E’ stato malissimo. E’ rimasto ricoverato quasi un mese, e abbiamo temuto per lui. Ma è forte, e ha accanto una donna ancora più forte. In tutto questo tempo, lontani da casa, senza parlare una sola parola d’italiano, avendo come interprete soltanto me che però non potevo stare sempre con loro, li ho visti sempre sorridere, mai perdersi d’animo, e soprattutto li ho ascoltati raccontare quante e quante volte sono stati ben accolti, coccolati, guidati, dai “siciliani”. A sentir loro, siamo meravigliosi, e tornando a casa si sentiranno strani perché non avranno intorno tutto il nostro calore, le nostre attenzioni. Sì, è vero, hanno incontrato tre malviventi, ma secondo loro sono davvero gli unici tre: due giovani uomini e una giovane donna. Quando quest’ultima ha tentato di strappare la borsa a Marinette, Daniel l’ha presa per le braccia e scuotendola le ha detto: “Perché fai questo? Perché? Ne parliamo?”, e nei suoi occhi ha visto la paura. Però poi è stato aggredito dagli altri due, e non ricorda niente di quello che è successo dopo. Daniel ha difficoltà a camminare, adesso, lui che saltava come un grillo, e ci vorrà tanto tempo prima di tornare come prima e sentire ancora i profumi dei fiori e dei cibi ed essere quello che era. Dice “La Sicilia mi ha colpito, è terra bellissima, di opposti estremi”.

Oggi li abbiamo incontrati per l’ultima volta: domani ripartiranno.

Ma prima di partire, hanno detto, vorrebbero lanciare un messaggio.

Alla donna bionda e ai due giovani che li hanno aggrediti, Marinette e Daniel vorrebbero dire che a loro non importa niente del tablet che hanno perduto – anche se c’era tutta la carta di navigazione che per loro era un vero e proprio senso dell’orientamento. Non è questo il punto: i ladri sono esistiti sempre, ci sarà un perché.

Rubare è sbagliato, ma può anche accadere. Però arrivare a far male a qualcuno per rubargli la borsa, questo no, non può accadere, non deve. In fondo è andata bene, ma poteva anche succedere il peggio: un’emorragia cerebrale non è cosa da nulla. uno può anche morire. O può restare infermo a vita. Marinette dice, alla donna bionda e ai suoi due compari, che un giorno loro potrebbero avere dei figli; e che per una maglietta firmata, un orologio, un tablet o qualcosa del genere, quei figli potrebbero subire la stessa violenza, o anche peggiore: ma vale la pena? No, non vale la pena per niente. Daniel scuote la testa. Entrambi sperano che se facciamo girare questo messaggio prima o poi qualcuno dei tre ladri possa leggerlo, vederli in foto, riconoscerli, fermarsi un istante a riflettere e ravvedersi. Sì, ravvedersi. Perché nessuno è come è e basta: si cambia, e quando si cambia in bene vuol dire che si cresce. Non importa quello che si fa, ma come si è.

Se siete voi quelli che ci hanno rapinato all’Arenella, dicono Daniel e Marinette, non ci importa che siate puniti e andiate in prigione, perché questo non servirebbe a niente, o forse vi farebbe diventare ancora più bruti. Riflettete soltanto, mettetevi nei nostri panni. Non fatelo più, per favore. O se proprio dovete, non fate del male: che con la vita degli altri non si scherza.

Non fatelo più, che la vostra terra è troppo bella. Troppo bella la luce, il mare, il sole, la bellezza che avete, il vostro sorriso. Ve lo diciamo con tutto il cuore, e torneremo l’anno prossimo, perché è vero, è proprio così. Ve lo diciamo noi: Daniel e Marinette.

 

 

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3 commenti leave one →
  1. Mariella Pozzi permalink
    9 ottobre 2015 16:07

    Grazie per la profonda umanità di questo articolo. E’ cio’. . di cui si sente sempre più bisogno.. .E grazie allo scultore Salvatore Rizzuti le cui opere esprimono magistralmente la dignità, la bellezza, l’umanità appunto.

  2. gab.calia@libero.it permalink
    9 ottobre 2015 19:14

    un augurio di vero cuore per una rapida guarigione a Daniel!!se anche noi potessimo mettere un cartellone all’Arenella con la loro lettera in modo che la leggessero tutti, anche su chi non riflette oggi, ma che un domani chissà spinto da indigenza potrebbe perpetrare quello che oggi hanno fatto i malviventi….se tutti, ma proprio tutti riflettessimo un po’ ……vi voglio bene Daniel e Marinette anche se non vi conosco, siete entrati già nella mia anima.gab calia

  3. Carlo permalink
    13 ottobre 2015 21:01

    Siete delle Belle persone !!! Siate benvenuti in Sicilia !!! Continuate ad amarla, malgrado lo spiacevole inconveniente.

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