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Il primo segreto

6 febbraio 2012

“Portami un frutto di quel nyagrodha”, disse il padre. “Eccolo, Signore”, rispose il figlio. “Taglialo”, ordinò il padre. “Eccolo tagliato”, rispose il figlio. “Che ci vedi dentro?” chiese il padre. “Tanti piccoli grani”, rispose il figlio. “Ebbene, spezza uno di quei grani”, ordinò il padre. “Eccone uno spezzato, o Signore”, rispose il figlio. “Che ci vedi dentro?” “Nulla, o Signore.”

Il padre allora gli disse: “Questa sottile essenza che sfugge alla tua percezione, è grazie a questa sottile essenza che questo albero, per quanto grande esso è, si innalza al cielo.
Credimi, mio caro. Questa sottile essenza anima tutte le cose; essa è l’unica realtà; essa è l’atman. Tu stesso, o Svetaketu, lo sei.”  (Chandogya Upanishad)

Invisibile, l’essenza del seme è il suo segreto. Senza quel segreto, il seme non sarebbe tale: anche quello umano.

E’ un segreto il primo dono della madre: il latte. Un segreto secreto, che passa invisibile e nutriente dall’uno all’altro, arricchisce, scalda e vivifica. Il risultato della trasformazione alchemica del sangue.

Da quel segreto e dalla sua condivisione dipende l’intera vita affettiva di ognuno di noi.

Non bisogna cercare di vederlo o di comprenderlo. Basta viverlo pienamente.

 

“In questa città del Brahman che è il corpo un sottile loto forma una dimora, dentro la quale vi è un piccolo spazio. Bisogna ricercare ciò che vi è dentro questo spazio, bisogna desiderare di conoscerlo.

E se qualcuno domanda: ‘In questa città del Brahman un piccolo loto forma una dimora, dentro la quale vi è un piccolo spazio; che cosa essa racchiude che sia necessario ricercare, che occorra desiderare di conoscere?’

bisogna rispondere: ‘Questo spazio che si trova all’interno del cuore è altrettanto vasto quanto lo spazio che abbraccia il nostro sguardo. L’uno e l’altro, il cielo e la terra, vi sono riuniti; il fuoco e l’aria, il sole e la luna, la folgore e le costellazioni, e tutto ciò che appartiene a ciascuno di loro in questo mondo e ciò che loro non appartiene, tutto ciò vi è riunito”‘.

(Chandogya Upanishad, VIII 1-3)

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